chi siamo

Il Gruppo Missioni Imola Bukavu nasce alla fine degli anni ’90, quando tra l’associazione italiana APS Oratorio San Giacomo di Imola e il gruppo congolese ‘’Les amis de Don Beppe’’ di Bukavu inizia una storia di amicizia e collaborazione basata sulle comuni radici cristiane e sulla condivisione di un percorso di fede, in un rapporto via via crescente di responsabilità e sostegno reciproco.

Da allora le due comunità cooperano per sostenere le fasce più disagiate della popolazione delle aree urbane e rurali della Provincia del Sud Kivu, in particolare nelle campagne intorno alla città di Bukavu, con forte attenzione alle donne e ai bambini

Grazie a varie iniziative di raccolta fondi sono nate nel tempo numerose opere sociali negli ambiti delle cure mediche, istruzione, alimentazione, agricoltura, formazione in ambito artigianale, creazione di attività generatrici di reddito e stages professionali; opere che rappresentano un contributo concreto al riconoscimento della dignità e dei diritti universali dell’uomo.

LA NOSTRA STORIA

Quello tra Imola e la città di Bukavu, nel confine est della Repubblica Democratica del Congo, è un rapporto che dura dal 1996, quando alcuni stagisti congolesi conobbero a Imola la comunità dell’Oratorio San Giacomo. Al loro ritorno in Congo si formò, in modo del tutto autonomo, il gruppo Les amis de Don Beppe, composto principalmente da lavoratori, giovani universitari e studenti superiori, alcuni dei quali in questi anni sono stati ospitati presso l’Oratorio per periodi di formazione tecnica e professionale, che ha permesso loro di crescere in competenza e responsabilità, diventando al loro rientro in Congo promotori di cambiamento e di iniziative, di cui ha beneficiato l’intera comunità di Bukavu. 

Grazie all’appoggio di Imola, e alla collaborazione in particolare tra Pierre Lokeka e il nostro Giorgio Sarani, nel corso del tempo, sono sorte varie attività che comprendono: la costruzione di tre acquedotti e di una maternità, l’assistenza alle donne violentate e ai bambini malnutriti, adozioni scolastiche a distanza con la costruzione di una nuova scuola primaria e secondaria, una cooperativa agricola e una banca di microcredito,
Tutto questo continua ad esistere grazie al sostegno dell’APS Oratorio San Giacomo ma anche di tutti i cittadini del circondario imolese, il corpo docente e i ragazzi del Polo Liceale, che ogni anno prendono parte ad attività il cui ricavato permette alle iniziative che si svolgono a Bukavu di sopravvivere.

IL CONTESTO

Bukavu è un’importante città della Repubblica Democratica del Congo, situata ad est, nella regione del sud Kivu, sulle sponde del Lago Kivu, in un altopiano a 1.600 m.di altezza, a pochi km dal confine col Rwanda. Gode tutto l’anno di un ottimo clima, di un terreno molto fertile e di risorse idriche abbondanti.
E’ situata al centro della cosiddetta Regione dei Grandi laghi, territorio di frontiera del Sud Kivu, che segna il confine tra Congo, Burundi e Rwanda, luogo fra i più travagliati al mondo, sede della più grande tra le guerre “dimenticate” del pianeta (le statistiche parlano di sei milioni di morti dal 1998 ad oggi!) Qui da almeno trent’anni si assiste alla guerriglia tra diverse fazioni, sostenute da interessi delle potenze straniere e dei Paesi industrializzati, volti allo sfruttamento delle enormi ricchezze del sottosuolo di questo territorio congolese (oro, diamanti, uranio, coltan e minerali rari, petrolio e metano, ecc)

Così, nonostante queste ricchezze, anzi si può dire proprio a causa di esse, le condizioni della popolazione locale sono di estrema povertà, a motivo della situazione politica e sociale di grande instabilità degli ultimi trent’anni. La città conta circa due milioni di abitanti che sono in gran parte costretti a vivere in catapecchie. Infatti in seguito alle guerre (dal 1996 al 2003) che hanno duramente colpito questa regione del Congo portando a milioni di morti, la popolazione sfollata delle zone rurali per sfuggire alle violenze delle bande armate ha trovato rifugio in città, mettendone a dura prova le infrastrutture. Le strade sono per la maggioranza in terra battuta e sono difficilmente percorribili a causa delle buche e del fango presente per la maggior parte dell’anno.
A causa dell’inefficienza del sistema amministrativo dell’intera nazione e delle continue tensioni politiche non sono presenti industrie o aziende locali, e mancano servizi essenziali accessibili a tutti, come ospedali e scuole. I cittadini hanno un tenore di vita molto basso e sopravvivono per mezzo di lavori saltuari. Questo è paradossale dal momento che la Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi più ricchi al mondo per risorse minerarie; tuttavia il reddito pro-capite, pari a $800,8 è tra i più bassi al mondo e il 77% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà (dati relativi al 2016). A tutt’oggi il clima sociale è particolarmente instabile, soprattutto in queste province orientali, a causa della presenza di bande armate, di milizie non governative, di ex-militari e di gruppi tribali, i quali continuano ad effettuare incursioni e razzie con conseguenti massacri di civili. E’ del 2021 l’assassinio dell’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio, ucciso vicino a Goma, a soli 200 km da Bukavu
In questa situazione di estrema precarietà la popolazione, priva di qualsiasi mezzo proprio o strumenti logistici per poter garantirsi un livello minimo di sussistenza, non riesce a reagire se non domandando aiuti. In quest’area operano infatti tutte le maggiori agenzie di soccorso internazionale e tutte portano avanti progetti che cercano di fare fronte alla situazione di estrema indigenza della popolazione. Purtroppo questi aiuti risultano sempre insufficienti e soprattutto rischiano di promuovere fra la gente una mentalità assistenzialistica.

Così, nonostante queste ricchezze, anzi si può dire proprio a causa di esse, le condizioni della popolazione locale sono di estrema povertà, a motivo della situazione politica e sociale di grande instabilità degli ultimi trent’anni. La città conta circa due milioni di abitanti che sono in gran parte costretti a vivere in catapecchie. Infatti in seguito alle guerre (dal 1996 al 2003) che hanno duramente colpito questa regione del Congo portando a milioni di morti, la popolazione sfollata delle zone rurali per sfuggire alle violenze delle bande armate ha trovato rifugio in città, mettendone a dura prova le infrastrutture. Le strade sono per la maggioranza in terra battuta e sono difficilmente percorribili a causa delle buche e del fango presente per la maggior parte dell’anno.
A causa dell’inefficienza del sistema amministrativo dell’intera nazione e delle continue tensioni politiche non sono presenti industrie o aziende locali, e mancano servizi essenziali accessibili a tutti, come ospedali e scuole. I cittadini hanno un tenore di vita molto basso e sopravvivono per mezzo di lavori saltuari. Questo è paradossale dal momento che la Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi più ricchi al mondo per risorse minerarie; tuttavia il reddito pro-capite, pari a $800,8 è tra i più bassi al mondo e il 77% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà (dati relativi al 2016).